La terapia della reminescenza in RV
Attualmente le demenze sono sempre più diffuse nella popolazione generale e, a detta dell’OMS, sono una “priorità mondiale di salute pubblica”. Per questo motivo numerosi ricercatori sono impegnati nel trovare delle cure che possano almeno in parte alleviare i sintomi.
Tuttavia la sfida principale per i clinici rimane quella di curare il sintomo più impattante: la perdita della memoria. La terapia farmacologica ad oggi non è risolutiva.
In aiuto arriva la tecnologia e in particolare la Realtà Virtuale che costituisce uno stimolo alla reminiscenza.
Valido strumento in tutto il mondo
La terapia della reminescenza è stata scelta da varie strutture negli Stati Uniti, in Canada, in Inghilterra e in Australia per poter supportare i pazienti della terza età recuperando qualche ricordo e aumentando il benessere psicofisico. A questo proposito il New York Times cita una serie di strutture sociosanitarie che utilizzano con esiti positivi i visori. Quindi è possibile affermare che la Realtà Virtuale è un valido strumento per combattere la demenza (e la solitudine!).
In che modo l’utilizzo del visore potrebbe aiutare i pazienti con diagnosi di demenza? La terapia con il visore è utile per rallentare il declino cognitivo permettendo alle persone di recuperare qualche ricordo di giovinezza.
Terapia della reminescenza: di che si tratta
Le strutture sanitarie che aderiscono al progetto innovativo sono dotate da aziende (in primis Rendever, leader nel settore digito-sanitario) di moderni visori. Con questi si cerca di stimolare il più possibile i meccanismi mnemonici dei pazienti: si possono presentare delle fotografie, ricreare dei luoghi, delle situazioni, ripescare e riprodurre una musica in particolare.
In alcuni casi sono state ricreate anche le discoteche o le balere frequentate dai pazienti quando erano più giovani.
Una volta utilizzati, i clinici hanno notato i benefici della terapia con i visori: se paragonata alla terapia tradizionale, quella in RV è più coinvolgente e ha anche un maggior impatto.
Inoltre c’è un ulteriore aspetto rivoluzionario: è possibile far vivere all’anziano, virtualmente, un evento a cui non ha potuto prender parte.
Case study
Il New York Times riporta nello specifico il caso di un anziano che, grazie alla terapia con i visori, ha avuto dei benefici non solo mnemonici, ma anche psicologici. Infatti l’uomo a causa della demenza aveva iniziato a isolarsi e ad avere un accenno di sintomi ansiosi e depressivi. Grazie all’utilizzo dei visori i clinici lo hanno riportato a Moher, in Irlanda, dove faceva lunghe camminate con la moglie. Grazie alla terapia ha migliorato non solo i suoi ricordi, ma anche l’umore e il grado di socialità, al punto che gli è stato ridotto il dosaggio dei farmaci.
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