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CYBERBOOK

Cyberbook: leggere non è mai stato così divertente!

La questione dell’utilizzo dei libri in modalità virtuale (cyberbook) è piuttosto recente: nel 2014 è stata sperimentata per la prima volta in Giappone, nel 2016 alcuni hanno investito sulla creazione di questi strumenti tecnologici.

Fin dal primo utilizzo ha avuto esiti positivi, con consensi ottimi fra studenti, insegnanti e genitori. D’altronde i giovani sono ormai dei nativi digitali con un cervello tecnologicamente modificato, pronto ad accogliere le più disparate novità.

Se in Giappone già immaginano lezioni totalmente digitali, con docenti-avatar, in Europa ci stiamo affacciando piano piano a questa nuova realtà dei cyberbook.

Tuttavia è lecito chiedersi: Morte o rinascita della didattica?

Cyberbook:La realtà virtuale nelle scuole del futuro

Molti non lo sanno, ma si è iniziato a parlare dei cyberbook già a metà del 900, per poi concretizzare il progetto solo negli ultimi anni. In tempi recentissimi, infatti, si è iniziato a discutere anche del tema del metaverso nelle scuole (qui). Sono molte le aziende che hanno iniziato ad interessarsi al tema. Fra queste Google, che  ha proposto la sperimentazione nelle scuole del progetto Expedition Pioneer Program, ovvero cyberbook per poter apprendere in maniera più divertente ed efficace.

Il progetto consisteva nell’utilizzo di un software e di un kit hardware grazie ai quali gli studenti potevano esplorare mondi non raggiungibili in altri modi per questioni logistiche o economiche. Pensiamo ad esempio ai benefici che la Letteratura godrebbe grazie al cyberbook! Personaggi, luoghi, storie, che verrebbero descritti in maniera dettagliata e realistica.

Il progetto di Google ha riscosso enorme successo e di fatti ad oggi alcune scuole continuano a beneficiarne soprattutto in situazioni in cui il docente poi diventa, “virtualmente”, una guida nei musei di tutto il mondo o uno scienziato.

Oltre a questo, in alcuni istituti scolastici della Florida si è testato il programma Nearpod VR che consisteva nell’utilizzo di app specifiche per la didattica. Si serviva del Cardboard di Google per fare lezioni di geografia, letteratura e storia in maniera totalmente immersiva.

In un mondo sempre più digitalizzato, dove i giovani quasi non utilizzano più le enciclopedie e fanno difficoltà a leggere, e dove la diffusione di dispositivi (telefoni e tablet) è normalità, bisogna aprire la strada a modalità didattiche differenti ma approvate dai ragazzi.  

Pro dei cyberbook

Grazie alla sperimentazione di questa tecnologia in alcuni istituti, è stato possibile stilare una lista dei pro e dei contro dell’utilizzo. Vediamo i pro:

  • ruolo attivo, che stimola la  curiosità e l’interesse dello studente. Stop alla noia a scuola!
  • eliminazione delle disparità in classe: tutti hanno la possibilità di apprendere in modo paritario, non ci sono vincoli legati alla maggiore o minore capacità di esprimersi
  • la concentrazione viene mantenuta nel lungo periodo
  • è facilitata la memorizzazione, dato che si visualizzano direttamente alcuni contenuti
  • l’apprendimento di alcuni contenuti complessi è facilitato, perché avviene tramite sperimentazione sul campo (learning by doing)
  • al contrario di quel che si potrebbe pensare, si limita in questo modo l’utilizzo dei device
  • è facilitata l’integrazione fra studenti
  • si supera il sistema dei voti e si include la valutazione anche in merito alla partecipazione e alla motivazione dello studente
  • si acquisisce il metodo di studio multidisciplinare.Facciamo un esempio: mentre si sta analizzando un testo di letteratura inglese, si osserva il personaggio che parla sforzandosi a comprendere i gesti ma anche il significato delle parole, che viene associato all’azione eseguita

Contro dell’utilizzo dei libri virtuali

La maggior parte delle critiche a questa innovativa metodologia proviene dai docenti che hanno difficoltà ad allontanarsi dalle metodologie classiche. Questi sostengono che i cyberbook potrebbero distrarre eccessivamente i giovani e renderli ancora più dipendenti dalla tecnologia. Vogliono preservare la scuola che è l’unico ambiente in cui i ragazzi possono distaccarsi da smartphone tablet e pc.

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