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Cyberbully. Pettegolezzi on-line

Cyberbully è un film televisivo, diretto da Charles Binamé, che affronta il tema sempre più attuale del cyberbullismo, troppo a lungo preso sottogamba dai media e dalla politica.

Ispirato alla storia vera di Megan Meier, vittima di bullismo virtuale morta suicida nel 2006, la pellicola racconta la storia di Taylor Hillridge, interpretata da Emily Osment. Cyberbully – pettegolezzi in rete descrive alcuni degli effetti indesiderati della rete e della sua seduttività, della possibilità di scrivere senza veli, di essere protetti da uno schermo.

 

Cyberbully rappresenta prima di tutto un percorso di vita, una evoluzione dinamica del malessere della vittima e del bullismo cibernetico.

Taylor, infatti, a seguito dell’iscrizione al social network Cliquester (che fa allusione ad Ask.fm) si ritrova coinvolta in una spirale di eventi che la portano ad essere vittima di episodi di bullismo virtuale.

 

Dalla trama emergono diversi tipi di cyberbullismo, e il film riesce a mostrare sapientemente il modo in cui ciascuno di essi arreca un danno psicologico differente e profondo alla vittima:

FlamingTaylor e le sue amiche vengono insultate con messaggi volgari da una bulla, e loro la ripagano con la stessa moneta;

Cheating – a cominciare dall’imbroglio perpetratole dal fratello;

Denigration viene danneggiata la reputazione di Taylor da parte del fratello;

HarassmentLa maggior parte degli studenti insultano la ragazza per ferirla;

ImpersonationTaylor viene aggiunta da un profilo falso (fake) con cui intraprende delle discussioni;

CyberstalkingLa povera ragazza riceve Flaming e Denigration in modo ripetuto.

Trickery – Taylor confessa alle amiche di aver dato informazioni sulla propria vita privata al profilo falso con cui parlava.

 

Gli atti di cyberbullismo, sebbene ricevuti sul web, si ripercuotono sulla vita reale e portano la ragazza ad allontanarsi dalle persone che ama. Il bullismo vince proprio quando porta la persona a rimanere sola ed emarginata. Il dolore provocato da un cyberbullo non è diverso da quello provocato da un bullo reale.

 

La dimensione tuttavia più preoccupante è la mancanza di consapevolezza del male che viene inflitto da parte dei bulli, delle stesse vittime e degli spettatori, nonché l’incapacità di comprensione e gestione delle dinamiche relazionali che si sviluppano. Da questo punto di vista i protagonisti del fenomeno hanno bisogno di essere aiutati a trovare modalità migliori per stare con gli altri.

 

Abilità come:
– saper dire di no,
– riconoscere ciò che è bene da ciò che è male,
– sapersi autoregolare o avere la consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni,
– saper risolvere problemi,
– saper negoziare,
– saper chiedere aiuto,
– saper empatizzare,
– sapersi relazionare nel rispetto reciproco,
– affermare i propri bisogni nel rispetto di quelli degli altri,
– saper collaborare e avere comportamenti pro sociali
sono competenze che richiedono un investimento educativo e culturale per essere coltivate, allo scopo di crescere e affrontare la vita in modo equilibrato e rivolto al benessere.

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