Arteterapia nell’era digitale: intervista a Simone Barbato
L’intervista di Roly Kornblit, nella rubrica Salute del Lazio Tg Roma, con
Francesca Barbi Marinetti e Simone Barbato che parlano di arteterapia e Urban Art.
Di seguito il testo dell’intervista a Simone Barbato, co-fondatore di IDEGO, sull’arteterapia, l’arte multimediale e lo sviluppo emotivo.
E’ possibile raggiungere con l’attività artistica un benessere psico-fisico?
Io credo che il processo artistico possa aiutare le persone a riscoprire il proprio vissuto interiore e a compiere un percorso di ricerca del proprio benessere psicologico e psicofisico e questo si chiama arteterapia. Potremmo definire l’arteterapia come un’attività nella quale si utilizza la creazione artistica come mezzo terapeutico con il fine di promuovere la crescita della persona nella sfera emotiva, affettiva e relazionale.
Quando viene utilizzata l’Arte terapia?
Può essere utilizzata in tutti i contesti, perché si può applicare appunto a diversi contesti applicativi. Nello specifico io la utilizzerei per aiutare le persone ad entrare in contatto con il proprio vissuto emotivo perché crea una linea di trasmissione tra quello che proviamo a livello somatico, e quindi gli aspetti corporei dell’emozione, e gli aspetti cognitivi dell’emozione stessa. Attraverso l’espressione artistica è possibile incrementare la consapevolezza di sé, fronteggiare situazioni di difficoltà e stress e entrare in contatto con le proprie emozioni. Avere la possibilità di esprimersi mediante diversi mezzi espressivi consente infatti di regolare in modo adeguato le emozioni in quanto ne favorisce l’elaborazione mentale.
Nell’era digitale i ragazzi hanno più difficoltà ad esprimere le proprie emozioni?
Nell’era delle emoticons, dove l’espressione delle emozioni è spesso demandata all’utilizzo di icone, o “faccine”, appare sempre più evidente la difficoltà a verbalizzare i propri stati emotivi, soprattutto nelle nuove generazioni. Tra i digital natives anche le capacità simboliche sembrano essere ‘depotenziate’ dai nuovi media. A tal proposito mi viene in mente una situazione nella quale un bambino che seguivo come educatore, a cui chiesi di disegnare un drago, andò a googlare la parola drago per vedere come fosse fatto e quali colori dovesse usare. Anche ‘il fantasticare’ sembra essere stato delegato ai nuovi media. A questo punto ci rendiamo conto di quanto mentalizzare uno stato emotivo, per esempio per distinguerlo da un sintomo fisico come un mal di pancia, possa risultare sempre più complesso.
Li possiamo aiutare con gli stessi mezzi digitali, a superare i loro blocchi emotivi? E anche questa si chiama Arte Terapia?
Assolutamente sì. All’interno di questo scenario, le arti terapie possono prevedere l’utilizzo di strumenti digitali multimediali in vari contesti di intervento. Per foto-videoterapia si intende l’attività che utilizza la fotografia e il video come mediatore artistico nelle terapie espressive. Nel lavoro con la fotografia e il video, è la produzione di immagini che diviene il mezzo per favorire conoscenza e consapevolezza di sé. Un esempio pratico può essere la creazione di foto-racconti in gruppo, di cortometraggi. Queste esperienze facilitano la condivisione, il pensiero creativo e lo spirito di appartenenza attraverso un lavoro di squadra.
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