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Turismo da #selfie: quando la destinazione la scelgono i like

Ti è mai capitato di chiederti se la meta che hai scelto per il tuo viaggio sia abbastanza ‘trendy’? Se il posto che visiterai è abbastanza interessante da poter essere mostrato sui social? O anche, se ci sono dei paesaggi, dei monumenti o degli scenari che ti consentiranno di scattare foto degne di essere postate e ‘likkate’ più e più volte?

 

La tecnologia ha cambiato radicalmente (anche) il nostro modo di viaggiare. 

Per prenotare un viaggio bastano pochi clic, direttamente dal proprio smartphone magari, senza necessità di lunghe organizzazioni o attese in agenzia.

L’ubiquità dei nuovi media ha difatti sconvolto l’ambiente quotidiano: il declino di usi e servizi, prima molto frequenti, quali agenzie di viaggi, cabine telefoniche, lettere scritte a mano, elenchi telefonici e dischi musicali, ne è la prova.

A quanto pare, anche la diffusione smodata dei selfie condiziona il nostro modo di progettare i viaggi. Come?

Vi è mai capitato di trovarvi di fronte ad un selfie di un vostro amico, scattato magari in un posto esotico con tanto di didascalia accattivante, e di pensare: voglio andarci anche io!?

Fino a qui, nulla di strano. Che sia un selfie o meno, se un posto è bello, è bello!

Il punto è però un altro. Ti è mai capitato di chiederti se la meta che hai scelto per il tuo viaggio sia abbastanza ‘trendy’? Se il posto che visiterai è abbastanza interessante da poter essere mostrato sui social? O anche, se ci sono dei paesaggi, dei monumenti o degli scenari che ti consentiranno di scattare foto degne di essere postate e ‘likkate’ più e più volte?

Questo è un fenomeno nuovo (ma neanche tanto) che potremmo definire turismo selfie.

Se rientri in questa categoria di persone troverai familiari alcune delle seguenti caratteristiche.

1. Il ‘turista selfie’ guarda e vive le proprie destinazioni attraverso lo smartphone: qualsiasi cosa che sia ritenuta ‘bella’ va immortalata (e successivamente postata), dal piatto tipico al paesaggio mozzafiato;

2. La soddisfazione del viaggio non deriva tanto dalla qualità del tempo speso, bensì dal numero di materiale social prodotto e dal conseguente numero di interazioni generato.

3. E’ disposto a visitare posti che non lo interessano minimamente, ma che siano notoriamente riconosciuti come famosi o – appunto – trendy, pur di poterli fotografare e postare; con questo obiettivo affronterebbe ore di fila per visitare musei e cattedrali che per lui non hanno alcuna attrattiva anche soltanto per scattare un selfie.

4. Il turista selfie spesso crea situazioni che sono artificiali, inesistenti, pur di rendere i suoi scatti più interessanti. Un esempio? Fingere di aver consumato la propria cena in un ristorante di lusso (mentre magari si è optato per un panino al fast food), ma anche ‘registrarsi’ in posti in cui non si è effettivamente stati o fingersi felici quando in realtà si è tristi o soli.

La comparsa del turista selfie è al centro dell’incredibile crescita dell’influencer marketing: nel 2017 questo settore è cresciuto da 10 a ben 15 miliardi di dollari.

I marketer del turismo adottano una nuova strategia: ingaggiano l’influencer di turno che ha l’arduo compito di visitare un bel posto, scattare qualche selfie e caricarlo sui propri canali al fine di pubblicizzarlo.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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