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Cyberbullismo: come combattere i mostri della rete

“A partire da oggi, Instagram filtrerà i commenti contenenti bullismo mirati a infastidire o offendere le persone della nostra community. Le nostre Linee guida della community hanno sempre vietato il bullismo sulla nostra piattaforma: non tolleriamo il bullismo su Instagram. Si tratta del passaggio successivo nel nostro impegno costante nel mantenere Instagram un luogo aperto a tutti e solidale per tutte le voci.”

Queste le parole del co-fondatore di Instagram, Kevin Systrom, che a maggio ha lanciato un filtro anti-haters per osteggiare il cyberbullismo. Si tratta di un aggiornamento che bloccherà i commenti offensivi verso altri sul social.

Già da un anno il social usava il machine learning contro spam e commenti offensivi. Che sia un modo per far sentire i membri più giovani della community più protetti?

Le vittime

“To Support and Inspire Actions to End Bullying, Cyberbullying, and Suicide […] To live in a world where bullying and cyberbullying no longer exist” (Megan Meier Foundation)

Stati Uniti, Missouri. Josh Evans, 16 anni, bello e simpatico. Megan, quasi 14 anni, insicura, con problemi di depressione e a dieta ferrea a causa dei problemi di peso.

Si conoscono su MySpace, account che la ragazza apre sotto tutela dei genitori. I due iniziano a conoscersi, stringere un rapporto sempre più intimo con il ragazzo, sempre più attratto da Megan.

Finché lui cambia comportamento senza motivo. Inizia, da un giorno all’altro, a mandare messaggi carichi di rabbia alla ragazza.

“Tutti sanno chi sei. Sei una brutta persona e tutti ti odiano. Ti auguro una vita orribile. Il mondo sarebbe un posto migliore senza di te”.

Megan viene trovata inanime tre settimane prima del suo quattordicesimo compleanno.

A distanza di tempo si scopre che Josh non è mai esistito e che il profilo era stato creato dai vicini di casa della famiglia. Si trattava dei genitori di una bambina che era stata sua amica, con cui aveva precedentemente litigato.

Ad oggi, in USA non tutti gli stati richiedono alle scuole una politica anti-bullismo.

Non vi è alcuna legge federale anti-bullismo.

La fondazione Megan Meier dal 2016 lavora con l’Identity Guard, società di sicurezza digitale, e con IBM. La cooperazione tra questi è attua per il lancio di un progetto che contrasti il problema del bullismo digitale.

Si aspira all’uso di un’intelligenza artificiale che identifichi messaggi pericolosi. Questa, inoltre, ne renderà nota ai genitori dei ragazzi.

Carolina Picchio, quattordicenne anche lei, si è gettata dal terzo piano della casa in cui viveva con il padre. Per mesi è stata vittima di un gruppo di ragazzini che, dopo una festa, l’hanno molestata e filmato l’accaduto.

Il video è stato caricato su Facebook, ripostato e diffuso. 2600 messaggi di insulti e volgarità.

La Fondazione Carolina, in collaborazione con l’ospedale Fatebenefratelli- Sacco di Milano, si occuperà di realizzare un network di sostegno. Questo comprenderà vari poli regionali per accogliere vittime ma anche i responsabili.

L’obiettivo è di educare alle “relazioni sane”. Anche chi li commette non deve essere abbandonato ma aiutato e sostenuto in un percorso di recupero.

Questi, oltre quello di Tiziana Cantone, sono i casi più noti. Si ricorderà il caso della trentatreenne suicida un anno dopo che l’amante aveva pubblicato a sua insaputa il video in intimità con la ragazza.

Tuttavia ogni giorno abbiamo a che fare con persone che si sentono libere di esprimersi in rete.

Lo scorso anno Diletta Leotta, giornalista sportiva di Sky, ha avuto la possibilità di parlare del cyberbullismo al Festival di Sanremo.

A lei erano state hackerate foto e video privati dal profilo iCloud, materiale successivamente diffuso in rete.

La giornalista indossava un top rosso scollato ed una gonna con spacco vertiginoso.

Sentenziare la coerenza tra la scelta di un abito e il discorso che viene pronunciato è di nostra competenza?

Accusare ragazze che pubblicano loro foto in costume sui social di irresponsabilità è giusto? Non è forse come legittimare il bullismo?

Pensare che ognuno sia libero di decidere come mostrarsi agli altri è forse troppo lontano dalla realtà.

Piuttosto che limitarci a usare temi “No alla violenza” su Facebook, dovremmo attuarlo. Si può e si deve parlare di argomenti di responsabilità sociale, anche senza vestiti. Finché attribuiamo delle colpe alle vittime, la violenza resisterà.

Legge 29 maggio 2017, n. 71

La legge per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo entrata in vigore nel giugno 2017 prevede la collaborazione tra MIUR, USR e scuole, ad ognuna delle quali spetta una specifica attività da svolgere.

“La presente legge si pone l’obiettivo di contrastare il fenomeno del cyberbullismo in tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti, assicurando l’attuazione degli interventi senza distinzione di eta’ nell’ambito delle istituzioni scolastiche.”

I punti salienti riguardano:

  • La definizione del fenomeno di per sé.

“Per cyberbullismo si intende qualunque forma di pressione, aggressione, […] nonché la diffusione di contenuti on line […] il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”;

  • I ragazzi over 14 potranno chiedere in maniera autonoma la rimozione di contenuti offensivi.
  • Nel caso in cui la richiesta venga ignorata dal gestore, dopo 2 giorni potranno rivolgersi insieme ai genitori al Garante della Protezione dei dati personali. Questo entro le successive 24 ore dovrà intervenire;
  • Presenza presso la Presidenza del Coniglio dei Ministri del tavolo tecnico per la prevenzione e contrasto del cyber bullismo;
  • Istituzione di un referente fra i docenti di ogni scuola. Il cui compito sarà la coordinazione di iniziative di prevenzione e contrasto del cyberbullismo;
  • Formazione del personale scolastico sul tema;
  • Formazione da parte del dirigente scolastico verso le famiglie e l’adozione di misure di sicurezza;
  • Istituzione di progetti personalizzati di educazione dei ragazzi e di sostegno delle vittime;
  • Se non è presente querela o denuncia, ammonimento e convocazione da parte del questore di cyberbulli e famiglie.
  • Questa legge rappresenta dunque un punto di partenza.

Cosa si può fare?

1. Spesso la rete è considerata un luogo dove tutto si può dire.

La percezione è di essere in uno spazio senza limiti protetti e in parte, nascosti, dallo strumento che si ha davanti. È bene capire che la rete è a tutti gli effetti il mondo reale. Trovarsi davanti ad uno strumento come il computer o il telefono può portare ad una riduzione del controllo sociale. Ci si sente disinibiti perchè si ha la sensazione che la propria identità sia nascosta. Mettersi nei panni dell’altro, permette di uscire da questa bolla illusoria di onnipotenza ed anonimato e identificare il cyberbullismo.

2. Educare ad una maggior consapevolezza è fondamentale per combattere il fenomeno.

L’anonimato protegge il bullo facendolo sentire tranquillo rispetto al dire e scrivere tutto ciò che pensa. È come se nella rete si sentisse deresponsabilizzato rispetto a ciò che afferma. Per scongiurare il cyberbullismo è necessaria la sensibilizzazione e la prevenzione non solo per le vittime, da rendere consapevoli dei potenziali pericoli della rete, ma anche per i cyberbulli.

3. Usare la tecnologia per combattere la violenza in rete.

Abbiamo già esposto il progetto della fondazione Megan Meier in USA. In Italia, il progetto CREEP (Cyberbulling Effects Prevention) combatte il cyerbullismo attraverso l’uso di nuove tecnologie. Partendo dal monitoraggio dei social media, fornisce un assistente virtuale. Questo comunica consigli preventivi e raccomandazioni ad hoc per il soggetto. Da considerare è la possibilità della funzione Parental Control per bloccare differenti pagine web.

4. Non restare in silenzio.

Numerosissime sono le campagne di prevenzione e le iniziative contro il cyberbullismo. Save the Children e Telefono Azzurro hanno lanciato la piattaforma “Fermiamo il bullismo. Si presentano strumenti, suggerimenti e programmi ai giovani ma anche ai genitori ed insegnati. SMONTA IL BULLO è la campagna del Ministero contro la violenza. Questa, in collaborazione con la Polizia di Stato ha lanciato anche il progetto di sicurezza nell’uso della rete UNA VITA DA SOCIAL.

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Megan Meier Foundation https://www.meganmeierfoundation.org/

Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo. (17G00085) (GU Serie Generale n.127 del 03-06-2017). Legge 29 maggio 2017, n 71. Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana. www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/06/03/17G00085/sg

Generazioni connesse. http://www.generazioniconnesse.it/site/it/home-page/

 

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