fbpx Skip to content

Binge Drinking: 6 fattori di rischio

Con Binge Drinking si intende letteralmente “abbuffata alcolica”, indicando l’assunzione di almeno cinque consumazioni in un’unica occasione, ad esempio nell’arco di una serata. Il Binge Drinking in Italia è un fenomeno in espansione, specialmente tra i giovani (dagli 11 ai 24 anni) di sesso maschile.

“Ma cosa c’entra il Binge Drinking con fattori quali, ad esempio, l’ora in cui si va a dormire?”, penseranno in molti. Ebbene sì: esistono alcune condizioni che, se presenti nella vita di una persona, aumentano la probabilità che quest’ultima metta in atto comportamenti da Binge Drinker.

I fattori di rischio possono essere di natura genetica, familiare o contestuale, e quindi dipendere sia da caratteristiche personali del soggetto, sia dal contesto familiare e sociale in cui egli vive.

Di seguito verranno riportati 6 fattori di rischio per il Binge Drinking.

  1. Tendenza a dormire di giorno e fare le ore piccole:

    Alcuni recenti studi hanno dimostrato che a livello statistico esiste una correlazione tra l’andare a letto tardi e la frequenza di comportamenti di Binge Drinking.

  2. Essere fumatori:

    Secondi i dati Istat 2016 registrati in Italia, alcol e fumo sono strettamente connessi, specialmente tra gli uomini. Infatti, il 29,8% dei fumatori e il 27,9% degli ex fumatori hanno dichiarato di aver vissuto episodi di binge drinking, mentre tra chi non ha mai fumato la percentuale scende al 17,1.

  3. Frequentare discoteche:

    I suddetti dati Istat 2016 in Italia hanno registrato che i ragazzi, tra i 18 e i 24 anni, che frequentano spesso discoteche – o altri luoghi in cui si balla – hanno vissuto più frequentemente episodi di Binge Drinking rispetto ai loro coetanei che non sono soliti frequentare tali luoghi di ritrovo.

  4. Avere familiarità con l’uso sregolato di alcol:

    È stato dimostrato che la probabilità di assumere comportamenti a rischio, come l’ uso sregolato di alcol, per un soggetto avente uno o entrambi i genitori con comportamenti a rischio è 4 volte maggiore alla probabilità di un coetaneo in diverse condizioni sociali, ovvero che non ha familiarità con determinati comportamenti. La corrispondenza tra probabilità o frequenza di episodi di Binge Drinking e la familiarità con comportamenti a rischio è riscontrabile anche nel sociale: se all’interno del gruppo dei pari ci sono coetanei che attuano Binge Drinking, aumenta la probabilità del soggetto di assumere comportamenti simili. Dunque, attraverso dinamiche di approvazione, pressione o modellamento, un ruolo particolarmente significativo su un soggetto giovane è svolto da un processo di influenza sociale.

  5. Strategie di coping disadattive:

    Un soggetto che non possiede buone strategie per fronteggiare le situazioni che considera stressanti, tenderà con più probabilità a ricorrere all’alcool per ridurre le tensioni o per migliorare le proprie prestazioni sociali (o almeno illudersi temporaneamente di farlo…). Spesso, attribuire all’alcool tali poteri aumenta il rischio di deresponsabilizzarsi e attuare comportamenti a rischio volti a perdere il controllo, quali – ad esempio – il Binge Drinking.

  6. Percezione del rischio:

    Il modo in cui il soggetto percepisce il carattere rischioso del Binge Drinking influenza l’utilizzo – responsabile o smodato – dell’alcol. La percezione del rischio è frutto dell’interazione tra fattori emotivi, cognitivi e sociali e, specialmente negli adolescenti di oggi, è strettamente connessa ad una particolare ricerca di sensazioni forti e valorizzazioni di comportamenti a rischio.

Questi sono solo alcuni dei fattori di rischio del Binge Drinking che, essendo un fenomeno attualmente in espansione in Italia, sta diventando un tema di interesse comune. Infatti, recenti studi hanno approfondito tale fenomeno, analizzandone non solo rischi connessi e fattori che ne aumentano la probabilità di manifestazione, ma anche fattori protettivi e strategie preventive.

Bibliografia

BECCARIA, F., ROLANDO, S., PETRILLI, E. (2013). “Binge drinking”: significati e pratiche di consumo tra i giovani italiani. Indagine OPGA (Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcol). Eclettica. Torino, 9-11.

EDWARDS, G., MARSHALL, E.J., COOK, C.C. (2000). Diagnosi e trattamento dell’alcolismo. Manuale per le professioni di aiuto. Milano: Raffaello Cortina Editore.

GUARINO, F. (2010). Alcol e stile giovane: un’interpretazione sociologica. Milano: Franco Angeli.

MANCINELLI, R. (1992). Determinazione diretta e indiretta dell’alcolemia: considerazioni metodologiche e strumentali nell’analisi di diversi fluidi biologici. In: AVICO, U., MACCHIA, T., DELL’UTRI, A., MANCINELLI, R., Droga e tossicodipendenze: aspetti normativi, sociali sanitari, diagnostici e terapeutici. Milano: Clas International. p 337-344.

SCAFATO, E. (1998). La riduzione dell’esposizione all’alcol come fattore di rischio: il razionale dell’intervento proposto dagli obiettivi di salute del Piano sanitario nazionale 1998-2000. Alcologia-European Journal of Alcohol studies, 1-2.

SCAFATO, E., GHIRINI, S., GALLUZZO, L., GANDIN, C., MARTIRE, S., RUSSO, R. (2006). L’alcol e i giovani: un’analisi dei fattori determinanti l’abuso. Centro Collaboratore WHO per la Ricerca e la Promozione della Salute su Alcol e Problematiche Alcolcorrelate-Osservatorio Nazionale Alcol. CNESPS. Istituto Superiore di Sanità (ISS), 9.

Questo articolo ha 0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su
Cerca