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Nativi Digitali e Nuove Tecnologie: sfatiamo un mito

Nativi Digitali e Nuove Tecnologie: sfatiamo un mito

 

Le nuove generazioni nascono in un contesto che considera le tecnologie parte della quotidianità, per questo interagirebbero con esse in modo “naturale”, manipolandole senza alcun disagio o difficoltà.

Così vengono definiti i cosiddetti “Nativi Digitali”.

Un elemento però viene spesso sopravvalutato: le reali conoscenze riguardanti il web e il mondo digitale. Essi, infatti, non sempre possiedono le competenze informatiche necessarie per una convivenza positiva con i nuovi strumenti tecnologici.

Naturalmente i modelli mentali dei giovani, originari dell’era digitale, facilitano l’apprendimento di funzioni e l’utilizzo delle interfacce, aumentando la velocità di acquisizione delle competenze tecnologiche.

L’errore sta però nel considerare queste capacità totalmente innate, sottovalutando così l’importanza di una buona “educazione digitale”.

Per questo occorre sfatare il mito dei Nativi Digitali.

Ecco alcuni degli elementi che possiamo considerare “innati”:

Spesso già dai primi mesi di vita, i bambini trascorrono molto tempo interagendo con strumenti interattivi che, grazie alla plasticità neuronale, modificano il loro cervello predisponendolo ad un utilizzo più intuitivo e spontaneo.

Inoltre, diversi studi testimoniano la comparsa di una nuova intelligenza dovuta all’utilizzo precoce di tecnologie e nuovi media: l’intelligenza digitale.

I videogiochi, ad esempio, se utilizzati in modo consapevole, possono migliorare le abilità spazio-visuali e la capacità di porre attenzione a più segnali contemporaneamente. Anche le abilità multitasking e di conoscenza mediante esplorazione e scoperta sono potenziate nei nativi digitali.

In generale, le Nuove Tecnologie stanno dando vita a modi innovativi di pensare, vedere e costruire la realtà che ci circonda.

 

Ecco invece ciò che i nativi digitali non possono apprendere da soli:

Secondo Ecdl (l’Ente Europeo per le certificazioni informatiche) i giovani spesso non possiedono la giusta consapevolezza dei rischi della navigazione su web. Il 42% dei giovani sottovaluta i pericoli e le problematiche che si possono incontrare navigando in Internet in modo inconsapevole e superficiale.

Tra questi rischi troviamo, ad esempio, la pubblicazione di foto e video compromettenti da cui possono scaturire gravi episodi di cyberbullismo, o l’uso inconsapevole di chat e social network con la possibile esposizione ad adescamenti o, più “semplicemente”, ad un abuso delle tecnologie stesse.

I nativi digitali faticano anche a distinguere le fonti attendibili da quelle che non lo sono. Il pensiero critico è una delle skill necessarie per discernere e gestire l’enorme mole di informazioni provenienti dal web. Quest’abilità permette di difenderci dalla manipolazione spesso agita dai media e consente di esercitare il pensiero personale e le capacità riflessive per verificare informazioni e fonti prima di considerarle affidabili.

I bambini non nascono pronti ad affrontare complessità ed ambiguità della società dell’informazione in cui crescono.

Una corretta educazione comprende quindi il potenziamento della Digital Literacy, l’acquisizione delle competenze digitali di base e l’implementazione della cosiddetta inclusione digitale, cioè l’uguaglianza nella possibilità di utilizzare la rete sviluppando una cultura di innovazione e creatività.

Questa è la chiave affinché le nuove generazioni (ma anche gli adulti) possano sfruttare appieno le potenzialità della tecnologia per apprendimento, lavoro, tempo libero e comunicazione.

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