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Ansia e fobie: l’efficacia della Virtual Reality in terapia

Ansia e fobie: l’efficacia della Virtual Reality

“Ansia”, dal latino ango, il verbo che indicava l’“essere afflitto da qualcosa” o “tormentarsi a causa di qualcosa”.
Quando parliamo di ansia fisiologica ci riferiamo a un aspetto positivo, con un riflesso evoluzionistico, in quanto legata alle modalità di affrontare i pericoli.
Ci si riferisce ad uno stato emotivo generale, umano, che implica l’attivazione delle risorse individuali per affrontare con successo una situazione o uno stimoloDavanti ad uno stimolo avversivo, ossia spiacevole, si verrà a creare uno stato emotivo generale che implica l’attivazione di risorse individuali.

 Basti pensare ad un esame universitario o ad un colloquio di lavoro. L’ansia mette in moto il nostro organismo per essere più efficaci, è propedeutica.
Tuttavia, molto dipende dal livello di ansia rispetto alla situazione:

se l’ansia sale in maniera spropositata, il soggetto non riuscirà a far fronte alla situazione. Si verrà a creare una condizione di perdita di capacità funzionale. La Curva di Yerkes-Dodson (Fig. 1) lega la performance all’arousal, diretta espressione dell’ansia. La performance risulta ottimale e, anzi, “facilitata” da livelli di ansia contenuti. Il problema si pone quando l’ansia supera un certo limite. Allora, incide negativamente sulla performance: si assiste, ad esempio, a dei black out dovuti ad ansia eccessiva.

Figura 1 – Curva di Yerkes-Dodson (Teigen, 1994, p. 534). La performance in relazione ai livelli di arousal risulta migliore quando sono presenti livelli di arousal né troppo alti né troppo bassi.

Sono dunque due i casi in cui l’ansia da fisiologica diventa patologica, ossia quando rappresenta:

  • Una risposta ansiosa spropositata rispetto allo stimolo;
  • Una risposta ansiosa in assenza dello stimolo.

In questo senso l’ansia è proprio l’anticipazione di un pericolo futuro. Un meccanismo abbastanza frequente è quello di evitare situazioni pur di evitare l’ansia che si immagina poter avere in futuro. Essa si distingue dalla paura. La paura è la risposta emotiva a pericoli reali o percepiti come imminenti.

La paura, dunque, si identifica come risposta automatica rispetto ad una minaccia o pericolo. L’ansia è, invece, un sistema di risposta più complesso: coinvolge fattori emotivi, cognitivi, comportamentali e fisiologici.

 


Aspetti clinici

I disturbi d’ansia sono i disturbi psichiatrici più diffusi, con prevalenza superiore al 28%. Si sviluppano nei primi stadi della vita e sono più frequenti nel genere maschile che in quello femminile. Sono in comorbilità da un lato con la depressione e dall’altro con l’uso di sostanze. A livello di impatto sociale, si pensi a come una severa condizione di ansia cronicizzata possa avere degli effetti a cascata. Dall’ansia cronicizzata, alla demoralizzazione rispetto all’incapacità di gestire questo tipo di problematica.
 Oltretutto, sembra molto diffusa “l’alcol terapia” autosomministrata da soggetti ansiosi. Si tratta di persone che vivono disturbi d’ansia ma non si rivolgono all’osservazione del medico.
Secondo il DSM-5, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, sono inclusi nei disturbi d’ansia il disturbo d’ansia generalizzato, il disturbo di panico, l’agorafobia con o senza disturbo da panico, le fobie specifiche, l’ansia sociale e, più caratterizzanti la diagnosi infantile, il mutismo selettivo e l’ansia da separazione.

 

Fobie specifiche

La fobia specifica è la marcata paura o ansia nei confronti di un oggetto o situazione specifici. Essa comporta un’intensa ansia all’esposizione circoscritta, alla presenza di un particolare stimolo, lo stimolo fobico. Alcune fobie e il loro contenuto sono:

  • Acarofobia, la fobia di insetti;
  • Amaxofobia, (vedi Driver) la fobia di guidare;
  • Acrofobia, la fobia per le altezze;
  • Agorafobia, la fobia per gli spazi aperti;
  • Brontofobia, la fobia per i tuoni;
  • Claustrofobia (vedi Clauser VR), la fobia per luoghi chiusi;
  • Ereutofobia, la fobia di arrossire;
  • Oclofobia, la fobia della folla;
  • Patofobia, la fobia delle malattie;
  • Rupofobia, la fobia dello sporco;
  • Tanatofobia, la fobia della morte;
  • Sitofobia, la fobia dei cibi.

Questi contenuti vengono evitati o, in alternativa, sopportati con paura intensa, sproporzionata al pericolo reale. La paura nei confronti di un ragno è diversa rispetto alla paura di un leone. Si tratta di un pericolo reale, è decisamente differente. La paura è persistente e solitamente dura 6 mesi o più causando una compromissione del funzionamento del soggetto. Il soggetto stesso si rende conto che la paura è eccessiva ed irrazionale.

I soggetti con fobia specifica spesso non arrivano all’osservazione del medico. Questo accade perché, ad esempio, pensano possa essere normale avere paura dei ragni o dei cani. Nel 1993, uno studio epidemiologico aveva mostrato come negli Stati Uniti il 54.4% dei pazienti con Disturbi da Attacchi di Panico aveva contattato il servizio sanitario, contro solo il 27.3% di pazienti con fobia specifica.

 

Trattamento

Il trattamento più diffuso e più efficace, oggi, comporta una psicoterapia integrata con l’utilizzo di farmaciPer le fobie specifiche i farmaci più usati sono i beta-bloccanti (propranololo o atenololo) e le benzodiazepine. L’efficacia della terapia cognitivo comportamentale è evidente in numerosi studi controllati. Essa, rispetto a terapie psicodinamiche, sembra essere più efficace. Dato il ruolo centrale dell’evitamento nelle fobie specifiche, la tecnica di esposizione diventa focale nelle psicoterapie. L’esposizione graduale del soggetto alla situazione, per lui, ansiosa lo costringe al confronto.

 Altre tecniche di trattamento interessanti sono: l’ipnosi, il training autogeno, il biofeedback e i metodi di medicina complementare come l’agopuntura, l’osteopatia o l’omeopatia. Il trattamento con la Virtual Reality è un “nuovo” promettente approccio.

 

In che modo la Virtual Reality può affiancare il terapeuta nel suo compito?

La Virtual Reality (VR) integra in tempo reale la grafica computerizzata, i dispositivi di localizzazione del corpo, display visivi, output uditivi ed altri sensoriIl soggetto è completamente immerso in un ambiente generato virtualmente che cambia in modo naturale con il movimento della testa e del corpo. Attraverso la VR il soggetto sarà esposto a stimoli specifici. In questo senso la VR è uno strumento prezioso per il trattamento dei disturbi d’ansia.

 L’esposizione a situazioni (la simulazione di un volo), ad animali (i ragni) o a persone virtuali (avatar per l’esposizione, in casi di fobia sociale) presenta differenti vantaggi:
· Essere esposto allo stimolo fobico in totale sicurezza;
· Esposizione adattate in maniera flessibile rispetto alla paura del soggetto;
· Esposizione nell’ufficio del terapeuta in un setting di completa privacy;
· Trattamento che richiede meno tempo e minor costo.
Negli ultimi anni, differenti ricerche internazionali mostrano come la VR sia uno strumento efficace per il trattamento dei disturbi d’ansia ed in particolare delle fobie specificheLo studio di Rothbaum e colleghi (2006) evidenzia una parità di beneficio, per il trattamento della fobia degli aerei, tra la VR e l’esposizione in vivo. Oltretutto, c’è da considerare i costi e le tempistiche decisamente ridotti in caso di VR.
Lo studio di Gilroy et al. (2000) giunge alle stesse conclusioni per il trattamento dell’aracnofobia. In conclusione, l’utilizzo della VR è uno strumento prezioso. Mostra come il mondo virtuale possa cambiare le nostre esperienze nel mondo reale.

 

 

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