Conformismo social: meglio il silenzio o il disaccordo?
I social media sono ormai una valanga di opinioni, idee e concetti dalla quale ogni giorno – quasi inconsapevolmente – ci lasciamo travolgere. Contenuti multimediali, più o meno utili, coi quali l’utente restituisce un’immagine di sè.
Ma se per un attimo ci provassimo a concentrare, non su ciò che condividiamo, ma su ciò che tacciamo? Quanto di ciò che pensiamo non traduciamo in status e tweet?
Secondo uno studio del Pew Research Center, gli utenti che sono in linea con le opinioni manifestate dai propri contatti Facebook, sono doppiamente più predisposte a condividerle apertamente online; al contrario, le persone che si sentono lontane da quella che potremmo chiamare “opinione comune”, tendono ad essere più restie. Perchè?
Perché temono l’isolamento. Secondo la studiosa Noelle-Neumann la paura dell’isolamento “è una forza centrifuga che accelera la discesa di un’opinione nella spirale del silenzio.” Con questa definizione si intende quel determinato comportamento umano per il quale “la maggior parte delle persone, quando percepisce di avere un’opinione diversa da quella della maggioranza, si rifugia nel silenzio”.
La Noelle-Neumann aveva studiato il fenomeno soprattutto in relazione all’influenza dei mass-media sulle campagne propagandistiche, ma lo studio sopracitato ha allargato e attualizzato il fenomeno alle dinamiche dei social, dove troviamo, appunto, utenti che preferiscono tacere le proprie opinioni, se percepite distanti da quelle della maggioranza. Ciò accade sia perchè gli utenti non vogliono “deludere” i loro contatti/amici nel momento presente, ma anche perchè preferiscono non lasciare tracce digitali delle loro opinioni minoritarie, temendo ripercussioni future (socialmente, professionalmente, ecc.).
Secondo il sociologo Gerd Gigerenzer esiste un’euristica del conformismo sociale, alla quale pochi sanno sottrarsi, che si può riassumere nella formula: “non rompere le righe”.
Sappiamo quanto il web possa rivelarsi ostile nei confronti dei pensieri controcorrente, si pensi al cyberbullismo. Ed è proprio quest’ostilità che spinge l’individuo, quando percepisce che una certa opinione è condivisa dalla maggioranza del gruppo al quale appartiene, a conformarsi ad essa, non solo rinunciando alla propria libertà d’espressione ma scegliendo il silenzio.
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